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Umanesimo Civile 5.0

Aggiornamento: 25 apr

di Armando Dicone

“L’umanesimo civile 5.0 è un progetto di società che valorizza la persona, la comunità, la natura e la tecnologia, promuovendo libertà, emancipazione, solidarietà, responsabilità e partecipazione, in armonia con i valori europei e costituzionali.”

Introduzione

L'umanesimo civile 5.0 è un progetto di società che si propone di promuovere, rinnovare e integrare, i valori e i principi espressi nella Costituzione, nei trattati europei, nella dottrina sociale cristiana e nell’economia sociale di mercato, alla luce delle sfide del XXI secolo. Si tratta di una visione culturale e politica, che pone al centro il valore della persona umana, della sua dignità, dei suoi diritti-doveri e delle sue potenzialità, ma che allo stesso tempo tiene conto della complessità e dell'interdipendenza delle società globali, della necessità di una convivenza pacifica e solidale tra i popoli, della salvaguardia dell'ambiente e dello sviluppo sostenibile, del ruolo sempre più rilevante della scienza e della tecnologia nella trasformazione del mondo.Valori e principi proposti dalle culture politiche centriste del novecento: il liberalismo, il popolarismo, il riformismo e il repubblicanesimo. Quattro culture politiche che hanno ricostruito il nostro Paese dalle macerie della seconda guerra mondiale e che in questo difficile momento storico andrebbero riscoperte e attualizzate.L'umanesimo civile 5.0 si propone quindi di offrire una risposta politico-culturale alle grandi questioni del nostro tempo, basata su una concezione aperta, dialogica e pluralista dell'umanità.Questo breve ebook intende presentare le origini, le caratteristiche e le prospettive dell'umanesimo civile 5.0, attraverso un percorso e un metodo di lavoro in grado di mettere in connessione cinque parole: libertà, solidarietà, emancipazione, partecipazione e responsabilità. È rivolto a tutti coloro che sono interessati a elaborare e condividere un nuovo pensiero politico, che si pone come alternativa al populismo e al nazionalismo, che dominano la scena contemporanea. L'umanesimo civile 5.0 è infatti una proposta concreta di speranza e di azione, per costruire un futuro migliore.

Le origini, le caratteristiche e le prospettive dell'umanesimo civile 5.0.

Le ragioni di un nuovo pensiero culturale nascono dall’esigenza di dare un orizzonte solido all’impegno politico dei centristi. La nostra area politico-culturale non può limitarsi al solo obiettivo di superare lo schema “malato” destra-sinistra. Non può nemmeno limitarsi all’aggiunta dell’aggettivo “nuovo” prima di parole del '900, né alla solita presentazione di liste elettorali dell’ultima ora.Per queste ragioni, verificate dai fallimenti politici degli ultimi trent’anni, penso sia utile iniziare a scrivere insieme un’agenda aperta. Questa agenda dovrebbe partire da radici culturali solide e condivise, radici che hanno ispirato il percorso democratico della nostra Europa.

A tal proposito ricordo il discorso di Papa Benedetto XVI del 23 giugno 2007:“Il tema del vostro incontro "Un nuovo umanesimo per l'Europa. Il ruolo delle Università" esorta a un'attenta valutazione della cultura contemporanea nel continente. Sebbene l'Europa stia vivendo attualmente una certa instabilità sociale e una certa diffidenza nei confronti dei valori tradizionali, la sua storia particolare e le sue solide istituzioni accademiche possono contribuire molto alla formazione di un futuro di speranza. La "questione dell'uomo", che è il centro dei nostri dibattiti, è essenziale per una comprensione corretta delle attuali evoluzioni culturali. Inoltre, offre un fermo punto di partenza allo sforzo delle università di creare una nuova presenza culturale e un'attività al servizio di una Europa più unita. Promuovere un nuovo umanesimo, infatti, implica una chiara comprensione di ciò che questa "novità" incarna veramente. Lungi dall'essere frutto di un superficiale desiderio di "nuovo", l'anelito a un nuovo umanesimo deve tener seriamente conto del fatto che l'Europa affronta oggi un sempre maggiore cambiamento culturale, in cui uomini e donne sono sempre più consapevoli della loro chiamata a impegnarsi attivamente nel plasmare la propria storia. Storicamente, l'umanesimo si è sviluppato in Europa grazie all'interazione feconda fra le varie culture dei suoi popoli e la fede cristiana. Oggi l'Europa deve tutelare la sua antica tradizione e riappropriarsene, se desidera restare fedele alla sua vocazione di culla dell'umanità.”

Ed è proprio la “questione dell’uomo” che deve ispirare il nostro impegno civile, culturale e politico. La "questione dell'uomo" è il nostro orizzonte.Ogni persona è il nostro centro, ogni persona, per risolvere la “questione dell’uomo”, ha il diritto/dovere di essere lavoratore e cittadino, due qualità imprescindibili per il compimento del nostro progetto di umanesimo civile 5.0.Una “questione” che diventò centrale nel lavoro del cancelliere fiorentino Coluccio Salutati, che nel ‘300 iniziò il percorso dell’umanesimo, definito successivamente “civile” da diversi studiosi, tra cui lo storico Hans Baron.I primi umanisti vollero rispondere con l’invenzione della “vita attiva”, alla domanda sul ruolo dell’uomo nel mondo.Attraverso lo studio e per mezzo dell’impegno “civile”, l’uomo avrebbe potuto promuovere il “bene comune” della propria comunità e quindi della patria. E’ proprio lo spirito civile l’innovazione che caratterizza l'umanesimo fiorentino, che pone al centro l’uomo-cittadino al servizio degli altri e costruttore del proprio tempo.“Che io possa essere utile agli amici e alla patria e possa vivere in modo da giovare all’umana società con l’esempio e con le opere” scriveva Coluccio Salutati nel “De nobilitate”, 1399.Passione civile, responsabilità civica, libertà e uguaglianza, sono i tratti distintivi della “vita activa” promossa da Salutati, l’umanesimo civile mise l’uomo al centro della storia, impegnato attivamente per la comunità.Matteo Palmieri, erede del pensiero di Salutati, condivideva la visione dell'umanista come cittadino attivo e impegnato per il bene comune, e la valorizzazione della cultura classica come fonte di sapienza e virtù. Palmieri scrisse il suo trattato “Della vita civile” nel 1438, in cui esaltava le qualità dell'ideale cittadino, ispirandosi ai modelli e ai principi della “Florentina libertas”. Nel 1486 Pico della Mirandola, nel “De hominis dignitate”, ci parla della grandezza dell’uomo in quanto libero di scegliere, attraverso le proprie azioni, il proprio destino: “nel mezzo del mondo perché scorgessi tutto ciò che è nel mondo”.La persona, dunque, diventa cittadino libero, consapevole e responsabile.

Possiamo, anzi dobbiamo, riscoprire i valori dell’umanesimo civile, attualizzandoli alle esigenze dei nostri tempi e con l’ausilio delle nuove tecnologie.

In Giappone, ora in molte altre parti del mondo, si sta sviluppando l’idea di “società 5.0”, una nuova rivoluzione culturale-economica-sociale. Una società centrata sull’uomo in grado di bilanciare sviluppo economico e problemi ambientali e sociali, con l’integrazione tra spazi fisici e virtuali, per una società intelligente al servizio della persona.Un progetto ambizioso per il XXI secolo, basato su benessere e felicità, in cui tutti i fattori sociali, economici, ambientali sono connessi tra loro. Sostenibilità e inclusione saranno le “parole chiave” dell’innovazione al servizio dell’uomo.Connettendo i valori dell’”umanesimo civile” a quelli della “Società 5.0”, potremo realizzare ciò che i costituenti avevano immaginato nella redazione dell’articolo 3 della Costituzione:“ Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.” Stesso principio che ritroviamo nella “Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea”: articolo 1 - “La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata.” "Dignità" sociale che il Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, il 9 aprile del 2018 evidenziò in modo efficace, durante un incontro parigino al College des Bernardins: “Ritengo che noi possiamo costruire una politica effettiva, una politica che sfugga all’ordinario cinismo, per scolpire nella realtà ciò che deve essere il primo dovere del politico: la dignità dell’uomo. Credo in un impegno politico che sia a servizio di questa dignità. Che la ricostruisca là dove è stata tradita. Che la difenda là dove è minacciata. Che diventi il vero tesoro di ogni cittadino.” Affinché la “questione dell’uomo” diventi l’orizzonte politico-culturale del nostro impegno, dovremmo scrivere insieme l’agenda condivisa delle proposte politiche del centro nel XXI secolo, nella cornice ideale delle cinque parole ispiratrici: libertà, solidarietà, responsabilità, emancipazione e partecipazione.

Libertà

La “persona libera” è il primo tassello del nostro mosaico, un valore fondante per ogni democrazia.I costituenti italiani ed europei lo scrissero nella Costituzione e nei Trattati:“La libertà personale è inviolabile” (art. 13 Costituzione);“Ogni persona ha diritto alla libertà e alla sicurezza” (art. 6 Carta dei diritti fondamentali dell'UNIONE EUROPEA);“L'Unione si fonda sui principi di libertà, democrazia, rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, e dello stato di diritto, principi che sono comuni agli Stati membri” (art. 6 Trattato sull’UE).

La libertà è una condizione che abbiamo ereditato dai nostri nonni e dai nostri padri, siamo sicuri di meritarla? Pensiamo di meritarla tenendo le “mani pulite” in tasca?La libertà è una conquista da tutelare ogni giorno, contro le minacce dei nostri giorni che sono il populismo e il nazionalismo. La libertà non può essere garantita nell'attuale dimensione di apatia civica, sempre più diffusa.Pensate a ciò che scrisse Alexis de Tocqueville, in La democrazia in America, nel 1840: “Se cerco di immaginarmi il nuovo aspetto che il dispotismo potrà avere nel mondo, vedo una folla innumerevole di uomini eguali, intenti solo a procurarsi piaceri piccoli e volgari, con i quali soddisfare i loro desideri. Ognuno di essi, tenendosi da parte, è quasi estraneo al destino di tutti gli altri: i suoi figli e i suoi amici formano per lui tutta la specie umana; quanto al rimanente dei suoi concittadini, egli è vicino ad essi ma non li vede; li tocca ma non li sente affatto, vive in se stesso e per se stesso e, se gli resta ancora una famiglia, si può dire che non ha più patria. Al di sopra di essi si eleva un potere immenso e tutelare, che solo si incarica di assicurare i loro beni e di vegliare sulla loro sorte. E’ assoluto, particolareggiato, regolare, previdente e mite. Rassomiglierebbe all’autorità paterna se, come essa, avesse lo scopo di preparare gli uomini alla virilità, mentre cerca invece di fissarli irrimediabilmente nell’infanzia, ama che i cittadini si divertano, purché non pensino che a divertirsi. Lavora volentieri al loro benessere, ma vuole esserne l’unico agente e regolatore; provvede alla loro sicurezza e ad assicurare i loro bisogni, facilita i loro piaceri, tratta i loro principali affari, dirige le loro industriale, regola le loro successioni, divide le loro eredità; non potrebbe esso togliere interamente loro la fatica di pensare e la pena di vivere?”.Ma quale libertà dobbiamo difendere oggi? La libertà di offendere, odiare, propagandare false notizie, soddisfare ogni nostro capriccio? Non penso che sia questa la “nostra” libertà. Le libertà che dovremmo tutelare e promuovere sono:la libertà di costruire gli Stati Uniti d’Europa;il rispetto e la dignità per ogni persona negli spazi fisici e online;la libera concorrenza in economia, nella vita sociale e nella vita politica;la libera e corretta informazione.Su questi punti, che cercherò di spiegare meglio successivamente, dovremmo concentrare i nostri sforzi di lavoro condiviso.

Solidarietà

La libertà solidale rende la persona un cittadino che vive nella e per la propria comunità. A che serve la libertà individuale se non è al servizio della società umana?[La solidarietà] “è la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti siamo veramente responsabili di tutti” (N. 193 Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa).

“Il principio individuale del nocciolo dell’economia di mercato deve essere controbilanciato, entro la cornice, dal principio sociale umanitario, se vogliamo che entrambi sussistano nella nostra società moderna e se nello stesso tempo vogliamo vincere i pericoli mortali della riduzione a massa e proletariato” (Civitas Humana, Wilhelm Röpke). “Pericoli mortali” molto presenti nel nostro tempo, anni in cui si vuole rendere il cittadino un “cliente da soddisfare” con ogni mezzo.

Solidarietà che non andrebbe confusa con forme di clientelismo elettorale, tipiche del populismo. La nostra solidarietà è un orizzonte di emancipazione e inclusione sociale, capace di rendere evidenti le politiche sociali.Nell’”Ordine Economico e Sociale”, V. Dietze, Eucken e Lampe scrissero: “La politica sociale, per giustificare il proprio nome, non può limitarsi a misure fuori da un contesto; essa deve rendere più stabile l’intera Societas ed essere sempre in accordo con i principi dell’ordine economico complessivo”.Chi vuole imporre soluzioni semplici (bonus) a temi complessi, reca un danno ai conti pubblici e allo stesso cittadino, che in un determinato momento della vita, chiede sostegno all’ente pubblico.

Al contrario della demagogia populista, il nostro impegno è volto a rendere la Politica un mezzo per formare la persona con le sue virtù civili, per renderlo un cittadino impegnato al servizio della comunità e che grazie al lavoro è in grado di promuovere il proprio talento.

Responsabilità

“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” (art. 21 Costituzione).Quanto sangue è dovuto scorrere per conquistare questo diritto? Quanti sacrifici hanno dovuto fare i nostri padri e nonni per poter “manifestare liberamente”? Siamo sicuri che “tutti” stiamo meritando il “diritto di manifestare liberamente” le nostre idee?Domande che mi pongo, da molti anni, nel vedere una sempre più diffusa apatia civica, un disinteresse generale verso il bene comune, la divulgazione di false notizie per scopi elettorali, l’odio che genera altro odio, uno scontro perenne tra fazioni opposte. Se la libertà non è percepita come responsabilità di ogni cittadino verso la propria comunità, vuol dire che abbiamo dato per scontato un valore che stiamo perdendo nel tempo.“Questo Paese non si salverà, la stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà effimera, se in Italia non nascerà un nuovo senso del dovere” Aldo Moro, Camera dei deputati, 20 marzo 1976.La libertà senza responsabilità e in assenza di “senso del dovere”, rende la persona un sonnambulo sociale in una condizione di apolidia inconsapevole.

I padri costituenti vollero sottolineare il principio della “responsabilità” delineando la cornice dell’iniziativa economica:Art. 41 costituzione - “L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali”.Un equilibrio tra fini sociali e ambientali, che bisognerà raggiungere attraverso politiche pragmatiche e non ideologiche e che grazie all’innovazione tecnologica potremo definire a medio termine.La società 5.0 sarà capace di costruire “smart cities” per il benessere dei cittadini, le imprese e i lavoratori saranno impegnati nello studio costante, nella formazione continua e nella ricerca di prodotti e servizi in grado di diventare sempre più sostenibili, per produrre ciò che serve e far pagare ciò che si consuma.

Emancipazione

Emanciparsi vuol dire avere la volontà e la possibilità di essere liberi. Per essere davvero liberi è necessario essere parte attiva del sistema democratico. Solo praticando la libertà solidale e responsabile possiamo, come cittadini, connettere le nostre ambizioni a quelle dell’intera comunità, mettendo al servizio del bene comune il nostro talento.Mi piace sempre ricordare il concetto di "democrazia organica” illustrato da Luigi Sturzo: “La nostra democrazia è spesso detta organica [...]. Il senso dell’aggettivo “organica” è complesso. Nello Stato democratico debbono avere la loro esistenza, autonomia e iniziativa tutti gli organismi amministrativi, economici, sindacali, sociali, culturali e religiosi, che rispondono ai bisogni e ai caratteri di ogni classe e regione e popolazione e ai loro interessi generali e particolari. [...] Il concetto organico è qui affermato come opposto tanto all'individualismo politico quanto al centralismo statale”, Popolo e libertà, 15 luglio 1937.

Il valore dell’emancipazione è di vitale importanza per ogni democrazia liberale. Lo Stato “democratico organico” deve promuovere la voglia di ogni singolo cittadino di coltivare ed esprimere il proprio talento, rimuovendo gli ostacoli, sociali ed economici, che ne potrebbero minare la possibilità di accesso al sistema formativo-culturale.“Quando al figlio del povero saranno offerte le medesime opportunità di studio e di educazione che sono possedute dal figlio del ricco; quando i figli del ricco saranno dall’imposta costretti a lavorare, se vorranno conservare la fortuna ereditata; quando siano soppressi i guadagni privilegiati derivanti da monopolio e siano serbati ed onorati i redditi ottenuti in libera concorrenza con la gente nuova e la gente nuova sia tratta anche dalle file degli operai e dei contadini, oltre che dal medio-ceto; quando il medio-ceto comprenda la più parte degli uomini viventi, noi non avremo una società di uguali, no, che sarebbe una società di morti, ma avremo una società di uomini liberi”. Luigi Einaudi, La Città libera, 15 febbraio 1945.

Il concetto di "uguaglianza di opportunità” è stato recentemente ripreso da Papa Francesco, nella Laudate Deum (4 ottobre 2023) al N.32: “Si incrementano idee sbagliate sulla cosiddetta “meritocrazia”, che è diventata un “meritato” potere umano a cui tutto deve essere sottoposto, un dominio di coloro che sono nati con migliori condizioni di sviluppo. Un conto è un sano approccio al valore dell’impegno, alla crescita delle proprie capacità e a un lodevole spirito di iniziativa, ma se non si cerca una reale uguaglianza di opportunità, la meritocrazia diventa facilmente un paravento che consolida ulteriormente i privilegi di pochi con maggior potere.”

Partecipazione

Le democrazie liberali sono attaccate quotidianamente dall’esterno e dall’interno. Dall’interno dal populismo e dalla disaffezione dei cittadini nei confronti della vita politica, due conseguenze dell’emarginazione sociale e dell’apatia civica. Fattori che rendono debole la democrazia e che agevolano attacchi, di ogni tipo, dall’esterno. Il nostro Presidente della Repubblica ha evidenziato in più occasioni questi rischi, vorrei condividere con voi un breve estratto dall’ultimo discorso di fine anno: “Prima che un dovere, partecipare alla vita e alle scelte della comunità è un diritto di libertà. Anche un diritto al futuro. Alla costruzione del futuro. Partecipare significa farsi carico della propria comunità. Ciascuno per la sua parte”. Sergio Mattarella, 31 dicembre 2023.

Il nostro compito sarà anche quello di ricostruire la Politica, partendo dalla partecipazione dei cittadini in modo che attraverso una sorta di “palestra civica” risvegli la passione civile. Tina Anselmi nel 2004, durante il conferimento della laurea honoris causa in sociologia, presso l’Università di Trento, lasciò ai giovani un messaggio-invito molto efficace: “La democrazia è un regime politico esigente. Esige infatti una educazione alla libertà che è anche responsabilità ed è costante impegno. [...] Ai giovani voglio dire che la strada che abbiamo davanti a noi è ricca di problemi, ma anche di spazi che si aprono alla nostra intelligenza, alla nostra volontà. Nessuna persona è inutile, c'è bisogno di ciascuno di voi. Questo è il messaggio della democrazia. Raccogliamolo se vogliamo essere noi a costruire il nostro futuro”.

Il tema della partecipazione è centrale anche nella nostra Costituzione: Articolo 46 - “Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende”; Articolo 49 - “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.Questi due articoli evidenziano, in modo inequivocabile, l’idea di “democrazia partecipata” concepita dai costituenti. La Terza Repubblica nascerà quando attueremo questi due diritti:“il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende”;il diritto dei cittadini di “concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.

Conclusione

Queste mie, umili, riflessioni vogliono essere solo un contributo al dibattito in corso, un tentativo di condivisione di idee sul futuro, culturale e politico, del Centro nel XXI secolo.In queste pagine ho cercato di spiegare l’idea di “umanesimo civile 5.0”, partendo dall’esigenza di trovare insieme un pensiero nuovo con radici solide, per il nostro comune futuro. Per farlo insieme, abbiamo bisogno di uno spazio libero e aperto a tutti i volenterosi, ma chiuso ai tuttologi e ai capi con la verità sempre in tasca.Questa nostra strada comune necessita di leaders competenti su singoli temi e consapevoli dei propri limiti, con un approccio umile e con la mitezza che contraddistingue i saggi.Dobbiamo uscire dalla dittatura della tuttologia e della certezza assoluta, dalla smania di visibilità personale e dall'inutile ricerca affannosa del salvatore della patria.Possiamo costruire la nostra “civitas humana” attraverso la “vita activa” di tutti i liberi cittadini, solo con la partecipazione delle persone libere possiamo ricostruire la Politica al servizio del bene comune.Usiamo i social nella sfera “network” piuttosto che come “media” del capo. Abbiamo uno strumento che i nostri padri politici non avevano, abbiamo la possibilità di lavorare in squadra da posti diversi, riuscendo così ad accorciare distanze logistiche ed economiche. Siamo consapevoli che le nuove tecnologie da un lato agevolano l’accesso alla conoscenza, ma dall’altro sono un facile mezzo di fake news e odio, per questo non possiamo che "abitare" le nuove piazze.


Grazie per l’attenzione.

Armando Dicone



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