Il futuro del lavoro - le parole di Raffaele Bonanni.
- Armando Dicone
- 10 apr
- Tempo di lettura: 3 min
Il futuro del lavoro - Le Parole di Raffaele Bonanni.
Raffaele Bonanni docente di diritto del lavoro, già segretario nazionale della CISL.

Caro Raffaele, ti ringrazio per aver accettato il mio invito.
-Quali strategie potrebbero essere adottate per aumentare i salari in Italia e garantire una retribuzione dignitosa a tutti i lavoratori?
La contrattazione collettiva è fondamentale per garantire salari equilibrati e per redistribuire i guadagni d'impresa, soprattutto nei settori che competono sul mercato internazionale. L'efficienza aziendale, necessaria per raggiungere standard di qualità e costi accettabili, spinge le imprese a valorizzare il proprio capitale umano e a garantire una distribuzione equa dei profitti. In queste realtà produttive, i salari legati alla produttività e redditività risultano spesso soddisfacenti sia per i lavoratori che per le imprese.
Nel caso di servizi, appalti e concessioni dipendenti da decisioni pubbliche, il panorama cambia. In assenza di una vera concorrenza, non sempre emerge una ricerca efficace della produttività. Inoltre, problemi come speculazioni, meccanismi distorti negli appalti e la corruzione politica possono portare a una bassa qualità del prodotto e a condizioni contrattuali sfavorevoli per i lavoratori. Si è discusso a lungo sull'introduzione di un salario minimo per legge, ma questa misura rischia di indebolire la contrattazione collettiva. Una soluzione preferibile potrebbe essere la regolamentazione degli appalti con l'obbligo di utilizzare contratti collettivi certificati, eliminando così i contratti "pirata".
-In che modo il lavoro precario sta influenzando la qualità della vita dei lavoratori italiani e quali politiche potrebbero stabilizzare il mercato del lavoro?
Il lavoro precario non deve essere confuso con la flessibilità, spesso associata erroneamente a una narrazione conservatrice sindacale. La flessibilità è una caratteristica intrinseca del lavoro moderno, influenzato dalla concorrenza internazionale e dall'innovazione tecnologica. Il lavoro precario, invece, deriva da una flessibilità non ben retribuita e non adeguatamente regolamentata da contratti e normative ancora legate a modelli superati. Una parte significativa del sindacalismo e della politica tende a regolamentare il lavoro moderno con criteri obsoleti, spesso ignorando il merito e la produttività, che restano scollegati dalla contrattazione.
Inoltre, gli ammortizzatori sociali e i sistemi di sostegno ai lavoratori non sono ottimizzati per favorire la riqualificazione e adattamento alle nuove tecnologie e organizzazioni del lavoro. La formazione continua, supportata da interventi pubblici, è ancora lontana dall'essere una realtà consolidata. Un approccio che valorizzi la produttività e un'evoluzione dei carichi di lavoro e degli orari potrebbe portare a retribuzioni più elevate, sostenute da politiche attive per il lavoro.
-Che ruolo potrebbero avere i lavoratori nella gestione delle aziende per migliorare l'efficienza e promuovere una maggiore responsabilità sociale?
La dignità del lavoro è stata un pilastro per i costituenti italiani, che hanno riconosciuto il ruolo centrale dei lavoratori nell'articolo 46 della Costituzione, promuovendo la loro partecipazione alle decisioni d'impresa. Recentemente, il Parlamento, su iniziativa della Cisl, ha finalmente regolamentato questa materia, settant'anni dopo la sua introduzione costituzionale. Ora, questo principio può essere applicato attraverso la contrattazione collettiva, adattandosi alle specificità di ciascuna azienda.
Francia e Germania hanno già adottato soluzioni analoghe, ispirate alla migliore tradizione economico-sociale europea, ottenendo risultati significativi: dignità del lavoro, prosperità aziendale, coesione sociale e salari più elevati. In una società moderna e libera, la collaborazione tra interessi, piuttosto che lo scontro, rappresenta una delle soluzioni più avanzate. Essa promuove la responsabilità, riduce le ingiustizie e, grazie alla trasparenza, migliora i luoghi di produzione.
-Grazie Raffaele.
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