Luigi Marattin è un economista e politico italiano, Presidente di Orizzonti Liberali, dal 2018 membro della Camera dei deputati.

Gentile on.le Marattin, la ringrazio per aver accettato il mio invito.
-L’8 marzo nascerà il partito liberaldemocratico? Ci assicura che sarà un partito con una reale democrazia interna?
Quel giorno presenteremo nome, simbolo, statuto, manifesto dei valori e principali proposte programmatiche del nuovo partito, che mette insieme Orizzonti Liberali, Libdem, NOS e Liberal Forum. Poi apriremo il tesseramento, che rimarrà aperto 3 mesi, e a fine giugno faremo il congresso fondativo che eleggerà gli organi dirigenti.
Insomma, faremo l'esatto contrario di quello che hanno fatto i partiti che sono nati negli ultimi 15 anni: in quei casi in origine ci fu il leader, e poi tutto il resto (che poi non si è in realtà quasi mai concretizzato). Noi invece stiamo costruendo "tutto il resto" (in cosa crediamo, cosa proponiamo, che proposte facciamo, come ci organizziamo) e poi sceglieremo il leader in una gara aperta e contendibile. E sarà un partito con radicamento territoriale e con organismi dirigenti che discutono e decidono.
-Ho molto apprezzato la sua apertura ai “cattolici liberali” nella recente intervista al quotidiano Avvenire. Il nuovo partito liberaldemocratico sarà la casa di tutte le culture politiche di Centro? Servirà uno sforzo per costruire una solida e nuova identità del nuovo millennio?
Io sull'identità culturale di un partito liberal-democratico e riformatore ci ho scritto addirittura un libro ("La Missione Possibile", edito da Rubbettino). In quella sede ho cercato di dare il mio contributo a definire al meglio un'identità culturale e politica: che analisi facciamo sul passato di questo paese, sulla causa dei suoi problemi, in quale idea di società crediamo, quali sono i principi e i valori che dovrebbero guidare l'azione politica. E in cosa tutto questo è diverso dai due schieramenti attualmente in campo. Pongo particolare attenzione sul tema perché troppo spesso in questo paese il Centro è stato definito in modo "negativo" piuttosto che "positivo": vale a dire, il luogo dove si ritrovavano tutti coloro che rifiutavano sia destra che sinistra. Io preferisco invece la definizione "positiva": il luogo in cui si ritrovano tutti coloro che sposano continuamente un'identità liberal-democratica. Poi il difficile viene a definire esattamente in cosa consista questa identità, ma è lo sforzo che abbiamo fatto e che stiamo facendo. Per parlare di un tema da lei citato, mi sono infatti rifiutato di fare appelli generici ai "cattolici". Perché in questo paese esistono i cattolici conservatori, i cattolici di sinistra (e di sinistra particolarmente, diciamo così, accentuata) e i cattolici liberali. Penso genuinamente che il nostro progetto sia compatibile solo con questi ultimi. Altrimenti prenderei in giro le persone, ed è una cosa che non mi piace fare.
-Le vostre proposte per garantire una vita dignitosa ai tanti “lavoratori poveri”?
In primis dar loro le giuste opportunità. Perché in questo paese - che negli ultimi trent'anni ha l'incredibile primato negativo di essere la nazione che è cresciuta di meno al mondo - a mancare sono in primo luogo le pari opportunità e la garanzia che l'impegno individuale venga premiato a discapito di rendite di posizione e condizionamenti di background familiare o relazionale. In secondo luogo, ad oggi i salari sono bassi perché da 25 anni la produttività del lavoro cresce ad un ritmo 4 volte più basso della media Ue; e la produttività totale dei fattori è addirittura ferma dai primi anni 70 del secolo scorso. Per questo, per innalzare i salari non serve ululare alla luna, ma serve una strategia coerente e coordinata per innalzare la produttività del lavoro: incentivi alla crescita dimensionale delle aziende, detassazione della contrattazione di secondo livello, riforma radicale del sistema formativo e della formazione professionale, incentivi alla mobilità del lavoro, posizionamento su produzioni ad alto valore aggiunto (perché la micro-impresa che opera in settori tradizionali, salari alti non li potrà pagare mai, neanche se glielo imponi per legge). E infine, va riformato il nostro welfare, oggi ancora del tutto sbilanciato sulle pensioni a discapito delle giovani coppie, dei giovani che vogliono completare il loro percorso formativo non avendone i mezzi, e dei disoccupati che hanno bisogno di apprendere nuove competenze.
-Grazie on.le Marattin.
Link libro “La missione possibile”:
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